Il progettista

Riccardo Morandi

Progettista e costruttore di grandi capacità, ha introdotto sostanziali novità nel campo delle grandi strutture, dedicandosi fin dagli esordi allo studio e alle applicazioni del cemento armato precompresso.

Riccardo Morandi nacque a Roma il 1° settembre 1902 da Riccardo, un ufficiale dei Carabinieri di origine genovese e da Olga Martucci, marchigiana.

Conseguì la laurea in Ingegneria presso la Regia Scuola di Applicazione per Ingegneri di Roma nel 1927.

Subito dopo sposò Teresa Pera, una sua coetanea laureata in Archeologia, proveniente da una colta famiglia piemontese.

Dal 1928 fino al 1931 lavorò in Calabria per la ricostruzione di nuove chiese in strutture di cemento armato precedentemente distrutte dal sisma. Rientrato a Roma, le sue prime opere progettate e realizzate nella Capitale furono:

  • un edificio per abitazione in Viale Vaticano (1931), ancora legato però agli insegnamenti stilistici universitari;
  • l’Autorimessa Piccini (1931), con l’applicazione dei primi telai iperstatici in cemento armato;
  • il Cinema Odescalchi (1932), progettato con l’arch. Virgilio Marchi;
  • il cinema Augustus (1933), con Antonio Lombardini;
  • inizio di una serie di edifici a destinazione mista (civile abitazione e attività commerciali) con sale cinematografiche all’interno.

La soluzione spaziale del problema di coperture con grandi luci libere fu per Morandi un tema dominante in quegli anni, in cui si innescavano nuove forme di aggregazione sociale.

La collaborazione con l’arch. Marchi, che intervenne (1929-30) nella Villa dei Tre Orologi a Roma per la famiglia Parodi Delfino e successivamente (1932-33) nello stabilimento della BPD di Segni per la costruzione dei laboratori di collaudo destinati agli ufficiali delle Forze Armate distaccati nel polverificio per i controlli di qualità sulla produzione bellica, favorì l’incontro dell’ing. Morandi con l’ing. Leopoldo Parodi Delfino, presidente della Società BPD, che nel 1934 lo incaricò della progettazione e costruzione di tre case operaie (Casa 54, Casa 55, Casa 56), e di un albergo (Casa 57) nel Villaggio Industriale della Società Bombrini Parodi Delfino (BPD) del Governatorato di Roma.

In meno di un anno e mezzo (1934-35) l’ing. Morandi completò gli edifici con la collaborazione dell’Impresa di Costruzioni Magrini, cottimisti per la lavorazione del conglomerato cementizio armato.

L’ottimo risultato raggiunto indusse il presidente della BPD ad affidare allo stesso professionista il piano di fabbricazione della “Nuova Colleferro”, divenuta Comune autonomo con Regio Decreto n. 1147 del 13 giugno 1935. Morandi definì l’intera “Città operaia”, secondo i criteri imposti dalla committenza.

“Ebbe anche la ventura di realizzare il sogno di Le Corbusier: quello di costruire un’intera città, Colleferro.” Manuel Orazi

Numerose furono le ipotesi progettuali del piano di fabbricazione redatte sul finire dell’anno 1935, prima di approdare a quello definitivo del gennaio 1936.

Nel 1936 progettò e diresse la costruzione della chiesa parrocchiale dedicata a Santa Barbara, in Colleferro, prima opera in ordine di tempo che si possa attribuire interamente a Morandi anche sul piano architettonico, dove sperimentò strutture verticali in conglomerato cementizio armato di minimo spessore, solette di appena 15 cm, lasciate a faccia vista, costituenti il pronao ed il campanile dell’edificio di culto.

Numerose sono le costruzioni realizzate a Colleferro nel breve arco di tempo 1936-39, come l’edificio comunale, la scuola elementare, la caserma dei Vigili del Fuoco, il Regio Commissariato PS, il Mercato Coperto, il Cinema-Teatro, la Casa della Madre e del Bambino, l’orfanotrofio, i dormitori per gli operai, il convitto per le operaie e tantissimi edifici di civile abitazione assegnati in affitto alle maestranze della Società BPD, secondo tipologie legate alle mansioni svolte nello stabilimento. Da qui nacquero numerose case per gli operai con rifiniture modeste ma essenziali per ospitare dignitosamente le numerose famiglie provenienti da tutte le regioni d’Italia, gli edifici di maggior pregio, occupati dagli impiegati, fino ad arrivare ai villini occupati dai quadri dirigenziali.

Negli stessi anni 1935-39 Morandi progettò e costruì a Roma il Cinema-Teatro Giulio Cesare per 2000 posti a sedere, il più grande della Capitale, con sovrastante edificio per appartamenti, in cui risolse la configurazione della balconata con un sistema statico definito dallo stesso “a torsione compensata” , vale a dire “la torsione indotta sulle travi principali portanti dal lembo terminale a sbalzo è compensata dalla torsione contraria derivante dalla curvatura, su piano orizzontale, dell’asse delle travi stesse che seguono l’andamento delle file di poltrone poste sulla balconata” (Riccardo Morandi – “Innovazione Tecnologia Progetto” 1991 pag. 133).

Seguirono la ristrutturazione del Cinema-Teatro Quattro Fontane (1938), i progetti del Cinema Astoria (1946) e dell’Alcyone insieme all’arch. Giovanni Gandoli (1947), il Cinema Bologna (1948), fino ad arrivare alla costruzione del Cinema Teatro Maestoso (1954-57) con soprastante edificio per abitazioni, la cui sala per 2500 posti è coperta da grandi telai zoppi longitudinali di 40 m di luce, una variante del “telaio Morandi”, uno dei sette brevetti sul sistema di precompressione che porta il suo nome.

Questo modello strutturale consente di sostenere i tre piani superiori dell’edificio “in falso” sulla copertura della sala, con un forte effetto figurativo, enfatizzato dalla grande vetrata del prospetto principale.

Morandi maturò nel corso degli anni un razionalismo costruttivo che lo portò ad applicarsi nello studio del cemento armato precompresso, convinto della necessità di mettere a punto un organismo originale italiano; tra il 1936 ed il 1940 infatti progettò una serie di strutture di notevole importanza nel campo delle costruzioni industriali.

I sette brevetti relativi alla precompressione che portano il suo nome sono legati, quindi, ad una attività di ricerca teorica ed applicata che condusse nel 1954 alla fondazione del Centro Studi per le Applicazioni alla Precompressione (CESAP), un’istituzione volta a favorire al progettista informazioni tecniche sempre aggiornate. Le opere per le quali Morandi è conosciuto a livello internazionale sono tuttavia i grandi ponti e viadotti che progettò dal 1945 in poi, un’attività inizialmente legata alla ricostruzione postbellica e alla Cassa per il Mezzogiorno.

Le sue realizzazioni a scala territoriale si distinguono per la potenza espressiva del progetto e per la capacità di interpretare le diverse situazioni paesaggistiche.

Il ponte, ricordava Morandi, è insieme la conquista dello spazio e un fatto di pura forma e in questa opera si realizza la sintesi di architettura e ingegneria; egli sottolineava come questi interventi debbano interagire con il paesaggio e con i suoi abitanti, in un rapporto strettissimo tra necessità, dovuta alle esigenze del progresso, e una forma di tutela del patrimonio naturale che passa attraverso la contaminazione con l’oggetto architettonico studiato per il contesto particolare.

Per i primi progetti seguì schemi tradizionali, ascrivibili al sistema ad arco: tra questi il ponte detto della Lupara presso Arenzano, sull’autostrada Genova-Savona, ad arco unico; la passerella pedonale sul lago di Vagli, presso Lucca, che scavalca uno dei bracci del bacino idroelettrico artificiale ricavato da un torrente affluente del lago; il ponte sullo Storm River presso Elizabethville-Cape Town, in Sudafrica, e il viadotto sulla Fiumarella, posto a collegamento della città di Catanzaro con la strada dei Due Mari, un’opera imponente e vigorosa che concluse, in ordine di tempo con l’inizio degli anni Sessanta, la sperimentazione sul tema del ponte ad arco.

Dal 1950, anno che diede inizio al periodo più fecondo della sua attività, adottò diversi sistemi costruttivi: per i viadotti autostradali, la travata isostatica fu reputata la più idonea a coprire lunghi tratti, spesso in curva e con scarsa disponibilità di spazio in altezza. Il ponte di Gornalunga, presso Enna, rappresenta l’esempio di maggiore luce libera, mentre il viadotto sull’autostrada del Sole, in prossimità di Bologna, lungo complessivamente più di un chilometro, si caratterizza per i lunghi sostegni verticali disposti in fasci, che conferiscono all’opera un effetto chiaroscurale di notevole interesse.

Nello stesso periodo la Società Bombrini Parodi Delfino affidò lo studio per la redazione del Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di Colleferro (5 dicembre 1953) al professionista, che lo portò a compimento chiedendo la collaborazione dell’Arch. Luigi Brusa.

Il PRG venne approvato definitivamente con Delibera n. 38 del 26 febbraio 1957 dal Consiglio Comunale di Colleferro.

Tra il 1953 ed il 1955 progettò e portò a termine importanti edifici industriali per incarico della Società BPD all’interno dello stabilimento di Colleferro,

  • il “Tecnicum” (1953-54) con l’Impresa Costruttrice Sebastiani;
  • il Centro Studi e Ricerche con annesso Auditorium realizzato con particolari telai in cemento armato (1954);
  • il grande capannone (lunghezza 150 m, larghezza 30 m, altezza 11,50 con telai in cemento armato precompresso) per il Centro Metallurgico con applicazione del cosiddetto “telaio Morandi” (1954);
  • nel 1955 progettò e diresse la costruzione dell’intero stabilimento per la produzione di fibre sintetiche e naturali della Società BPD a circa sette chilometri da Colleferro in Località Castellaccio, ricadente nel territorio del Comune di Anagni, la costruzione dei suddetti manufatti fu affidata alla Impresa Ferrocemento.

È opera di Morandi la diffusione e lo sviluppo di un sistema che riprende una particolare tecnologia dell’acciaio, applicata per la prima volta al cemento armato precompresso alla metà degli anni Venti dall’ing. Eduardo Torroja.

La struttura strallata, che consiste in una successione di travi alle quali sono ancorate coppie di stralli, imponenti tiranti inclinati ai qui sono appesi i tratti stradali, fu applicata da Morandi per la prima volta nel 1955 per il ponte in acciaio sullo Sromsund, in Svezia, e nel 1957-58, in occasione dell’ “appalto concorso” per il ponte sulla laguna di Maracaibo, in Venezuela, che è considerato tra le costruzioni in cemento armato precompresso più rilevanti al mondo.

Da questa esperienza derivano direttamente lo spettacolare ponte sul Wadi Kuff, in Libia, realizzato tra il 1965 ed il 1971, il viadotto sul parco ferroviario di Genova e il ponte sul Tevere alla Magliana, sull’autostrada Roma-Fiumicino, per citare le più note tra le numerose opere per le quali adottò il tema della trave strallata.

Altre opere di pregio architettonico nelle quali è riconoscibile la particolare attenzione di Morandi per la corrispondenza figurativa tra struttura e architettura sono:

  • il mercato coperto “Metronio” con sovrastante autorimessa in Via Magna Grecia a Roma (1956-57), caratterizzato dalla presenza sul prospetto principale di una doppia rampa elicoidale carrabile, accostata alla sequenza delle pareti ritmate dall’andamento “a denti di sega”, che denunciano la disposizione interna dei posti per le auto;
  • il terminal dell’Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci, a Fiumicino, Roma (1957-60 con Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco, Andrea Zavitteri);
  • l’Aviorimessa e le Officine Alitalia nello stesso aeroporto (1961), completate nel 1969-70 dal centro di manutenzione per aerei Boeing 747, per le quali sperimentò un sistema misto di stralli e tensostrutture a tenda.

Dalla fine degli anni Sessanta, sono di rilievo alcune esperienze progettuali, frutto di importanti collaborazioni internazionali:

  • nel 1969-73, il centro commerciale “La Piramide” ad Abidjan, in Costa d’Avorio (con Rinaldo Olivieri), di cui è protagonista la copertura troncopiramidale che racchiude una grande hall centrale a pianta triangolare, circondata da ballatoi digradanti verso l’alto;
  • nel 1976-79, la sede centrale della Società FATA, a Pianezza, Torino (con Oscar Niemeyer e Massimo Gennari), una versione particolare della struttura appesa dell’edificio concepito da Niemeyer per la Mondadori di Milano, ricordato da quello piemontese anche per la successione semplificata di archi a tutta altezza che definiscono la facciata principale.

Morandi ottenne riconoscimenti di prestigio in Italia ed all’estero:

  • nel 1962 conseguì il Premio Nazionale AITEC, nel 1963 la nomina a membro d’onore della Royal Society of Arts di Londra e nel 1965 quella ad Accademico di Santa Lucia;
  • nel 1967 ricevette il premio Città di Columbus;
  • nel 1970 il premio Freyssinet della Federation Internazionale de la Precontainte;
  • nel 1978 la Medaglia d’Oro della Associazione Ingegneri Strutturisti Inglesi.
  • nel 1980 gli fu conferita la laurea honoris causa della facoltà di Ingegneria dell’Università di Monaco di Baviera e nel 1983 quella in Architettura dell’Università di Reggio Calabria.
  • nello stesso anno si aggiudicò il Premio Feltrinelli e il Premio della Accademia Nazionale dei Lincei.

Autore di numerose pubblicazioni scientifiche, nel 1958 Morandi ottenne la libera docenza in Tecnologia dei Materiali e Tecnica delle Costruzioni, presso l’Università degli Studi di Roma e dall’anno successivo sino al 1969 venne incaricato presso la facoltà di Architettura dell’Università di Firenze del Corso di Forma e Struttura dei Ponti; dal 1969 al 1972 vantò la docenza di costruzione di ponti presso la facoltà di Ingegneria di Roma e nel 1971 divenne Research Professor presso l’Università di Stato della Florida.

Forniva agli studenti la peculiare angolazione dell’Ingegnere, capace di declinare competenza scientifica e sensibilità formale: in sintesi insegnava l’arte di costruire.

Morì a Roma il 25 dicembre 1989.

Tratto da “Morandi, l’arte del costruire” -Testo e Regia di Leandro Castellani